“Scusa?”, gli dice. Al che, lui, che passava fuori per caso, si porta un dito al petto e fa “chi, io?” e lei muove la testa come a dire sì, in un modo che a nessuno sarebbe possibile rimanere indifferente e quindi nemmeno a lui, che deve correre a mettere i soldi nel parchimetro, altrimenti scatta sicuramente la multa, ma non importa. Come fai a dire no? Non puoi. E infatti entra.
“Che facevi là fuori?”, gli chiede.
“Mah, niente passavo”.
“Come d’altra parte tutti”.
“Appunto”.
La guarda meglio e gli sembra un quadro della Secessione Viennese tipo Klimt, tipo una di quelle stampe che a 17 anni ti metti in casa e ti senti davvero un figo, perché dai, Klimt. Poi passi a Schiele, dici “che schifo Klimt” e così via, fino a che ti accontenti di un Pjätteryd dell’IKEA a caso.
“Senti un po’, carino – sussurra lei, scostandosi i capelli e tirando fuori una bottiglia da quella specie di tenda vedo-non-vedo – vuoi bere insieme a me?”
Lui, che inizialmente si perde nella sua pelle tra le maglie del tessuto, rotea gli occhi per dissimulare e poi li ferma sull’etichetta, dove ci sono un leone e una capra, il che giustifica il fatto che l’amaro si chiami Chimera, perché non si è mai scordato quel passo dell’Iliade in cui Bellerofonte, che era il nipote di Sisifo, fa fuori questo mostro ma tutti gli dei ce l’hanno a morte con lui perché, sostanzialmente, è un figo.
“Allora?”, lo incalza lei, “È buono, sai, ci sono almeno 20 essenze e aromi naturali”.
“È dolce?”
Gli si avvicina, fino a che le due fronti quasi si toccano. “Dolcissimo”, gli dice.
E mentre lei ritorna con la schiena curva sopra la bottiglia, lui deglutisce e si fa la domanda più naturale del mondo.
FINE
- Photo: Bianca Chiarot aka pollok
- Model: Giulia Pastorelli
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Alcol etilico melasso, zucchero, essenze naturali, senza coloranti e conservanti.