L’hanno portata dentro in tre, come una diva che ha perso i sensi, mentre probabilmente aveva solo perso l’equilibrio. Il punto è che, con quei trampoli d’argento, non slogarsi una caviglia sarebbe stato praticamente impossibile. È una questione di gravità.
“Lasciatemi qui”, ha detto.
“Ma qui? Sul bancone?” le ho chiesto, facendo spazio.
“Lei è un cafone. Vorrebbe che mi sbattessero a terra?”
Non sono riuscito a rispondere niente e mi sono spostato, limitandomi a chiederle perché indossasse due paia di occhiali da sole.
“Perché a volte ci vedo doppio”, mi ha risposto seccamente, come se fossi uno sciocco che non capisce il mondo. A quel punto, mi sono offerto di chiamarle un dottore, perché tra l’altro, qui vicino c’è un medico bravissimo, il Dottor Mapunzo, che cura i miei figli da quando hanno 4 anni e si sbucciavano le ginocchia.
“No, niente dottori. Niente ciarlatani”, ha protestato perentoriamente. E mi ha chiesto se non avessi per caso qualche erba curativa da applicare alla caviglia, perché lei se ne intendeva parecchio di erbe curative. Le ho fatto presente che quello era un bar e non una parafarmacia. Al che, ha sbuffato, è scesa, si è portata una mano sotto la coscia e ha sollevato la gamba sul bancone. “Oplà!”. Poi si è guardata intorno e ha preso una bottiglia, affermando che era come se l’avesse chiamata. “Qui ci sono delle erbe”, ha detto contemplando l’etichetta.
“Per forza”, ho risposto. “È un amaro alle erbe”.
“Ottimo”.
“Certo che è ottimo”. E ho cercato lo sguardo dei presenti, così, tanto per farmi un po’ di pubblicità. “È Zethus. Un fernet. Ci sono dentro ben 43 erbe e spezie, tra le quali genziana, aloe, galanga e liquirizia”. Tutti si sono sorpresi, perché bisogna ammettere senza falsa modestia che sono un grande esperto della materia.
Forse mi sono un attimo distratto, perché, quando ho riportato gli occhi sulla sua figura, lei si era già versata l’amaro in un bicchiere e aveva appoggiato la bottiglia sotto al piede.
“Ora, il piano è che io annusi il bicchiere, comunicando così alla mia caviglia il potere benefico e lenitivo – riparatore, diciamo – di queste prodigiose erbe”. Poi ha guardato verso di noi. “Nel frattempo, c’è qualcuno che vuole recitare insieme a me l’invocazione al Sole del maestro Odengai Marejonio?”
FINE
- Photo: Aurora Montecchio
- Model: Martina La Ragione
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, zucchero, erbe aromatiche.