Dice che guarda un film. Il che tecnicamente non fa una piega, perché il film è la pellicola e la pellicola è il film. Il problema è che la bobina 35millimetri in questione dura 11 minuti, cioè 300 metri.
“Sa che significa?”, chiede al proprietario del bar il Professor Muccillo, dell’Accademia di Belle Arti.
“No. Che significa?”
“Significa che tra poco non ci sarà più spazio per nessuno qua dentro”. Poi, denotando una certa soddisfazione, fa sì con la testa. “Questa ragazza è un genio”.
Il proprietario del bar, per il quale l’arte finisce con la riproduzione della gondola appoggiata dal 1984 sopra il televisore in soggiorno, ha accettato di ospitare la performance perché sul giornale ha letto che bisogna fare così, attirare la gente con eventi collaterali. Solo che ora non capisce come può attirare la gente se quello che deve attirarla si prende tutto lo spazio.
“Non ho capito”.
“Ora glielo spiego”. Il Professor Muccillo, che nel 1998 si è incatenato a un cancello per protestare contro la sua esclusione dalla Biennale di Venezia per poi scoprire che quell’anno non c’era, si versa nel bicchiere un sorso da quella bottiglia che poi la sua giovane studentessa comincia ad avvolgere con la pellicola. “Ottimo”, dice. “Cos’è?”
“Amaròt”, risponde seccatissimo il proprietario.
“Meraviglioso. Senta che note agrumate! Guardi che riflessi aranciati! Non ricorda anche a lei un Rothko?”
“Un Roth-che?”
“Lasciamoci inebriare da queste sfumature di vaniglia, cardamomo, liquirizia, anice e cacao, mentre le spiego l’arte”. Gli mette un braccio sulla spalla e, con la mano che stringe il bicchiere, gesticola verso la ragazza. “Ecco, vede, quella pellicola è lo svolgimento concettuale della vita che si avvolge attorno a se stessa, avviluppata tenacemente all’alcol, prodotto dell’uomo in un’ansia di destrutturazione filmica che versa, ovvero riversa e trasforma la nostra esistenza in un lungometraggio senza una vera e propria fine. Lei conosce l’Avviluppismo Povero?”
“No”.
“Ovviamente. Me lo sono appena inventato. È una corrente che sfida il vuoto col pieno, che mira a guardare il fotogramma nella sua forma ancestrale, concreta e materica. Oserei dire che sfida il contemporaneo con sanculottismo emozionale. Un patriottismo intimo dell’Io che cerca se stesso senza averne gli strumenti. Capisce? Sa cosa significa?”
“Sì”.
“È meraviglioso quando l’arte incontra il popolo”.
“Senti, Muccicchio…”. “Muccillo”. ” Sai cos’è meraviglioso?”
“No. Cosa?”
“Quando il popolo incontra l’arte”. Il pugno del proprietario si stampa sulla faccia del professore, che cade a terra e sembra morto. Prima di perdere i sensi, come racconteranno i manuali tra qualche anno, riesce però a pronunciare estasiato le parole “Situazionismo Baristico, periodo della violenza: un altro trionfo”.
FINE
- Photo: Riccardo Damiano
- Model: Rosanna Moschetta
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Soluzione idroalcolica, zucchero, infuso vegetali, aromi naturali, colorazione naturale a base di caramello.