“Come faceva quella canzone? Quella di quel gruppo che a un certo punto era in tutte le trasmissioni, che il presentatore diceva “E ora, ecco a voi i…”. No, niente, non ci riesco. Ci penserò tutta la notte, non penserò ad altro. Eppure ero sicura di averla vista da qualche parte, in qualcuna di queste cassette.”.
“Dai, ti verrà in mente.”, le dice lui, passando lo straccio, che le gira intorno come a circoscrivere la scena del crimine. Quando si rialzerà, pensa, dovrò pulire anche lì. Oppure no, continuerò a pulire solo intorno, per ricordarmi di questo momento. Guarda la bottiglia nel cassetto e legge ’33’. Come i giri dei dischi a 12 pollici. Come il numero che ti chiede di dire il dottore, quando ti visita.
“Lo sai perché il medico vuole che tu dica 33?”, le domanda a un tratto, smettendo di pulire e appoggiandosi al manico dello scopettone.
Lei blocca la sua ricerca e lo guarda, con un’espressione sorpresa. Scuote la testa. “No. Perché?”
Allora, lui molla tutto e si abbassa per essere faccia a faccia con lei. Le mette le cuffie in testa e stacca il jack dal walkman, appoggiandoselo sul torace. “Se questo fosse uno stetoscopio, tu fossi un dottore e io un paziente, dicendo quel numero ti darei la possibilità di sentire delle vibrazioni, delle onde sonore, che ti farebbero capire se ho dei problemi ai polmoni. O ai bronchi.”
Lei sorride. “E se io fossi un dottore inglese, questo uno stetoscopio inglese e tu un paziente altrettanto inglese?”
“Mi chiedesti di dire 99. In inglese.”, le risponde lui, rialzandosi e cogliendo l’occasione per afferrare la bottiglia e versarsi un sorso nel bicchiere, che ora profuma di grappa di prosecco e zenzero. Solo che poi non riesce neanche a bere, perché lei lancia un grido che quasi gli fa cadere tutto a terra.
“Ora mi ricordo! Grazie.”, gli dà un bacio sulla guancia e corre via cercando di non appoggiare i piedi dove vede chiazze bagnate, mentre lui la segue con uno sguardo che poi torna sul punto asciutto del pavimento in cui lei era seduta e che ora, per lui, sarà sempre il simbolo di una cosa che non ti ricordi e che all’improvviso ti viene in mente. Ma che poi scappa di nuovo. E ti lascia solo.
FINE
- Photo: Marco Mastroianni
- Model: Lwam Beyene
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Grappa di Prosecco invecchiata, zucchero, estratto di zenzero, aromi naturali.