Entra e dice “mi piacciono gli amari” e lei gli fa “sì, ok ma è un po’ vago”. Allora guarda alle sue spalle e ne indica uno. “Quello”. Ecco, quello è Amanero e lui lo ha scelto perché gli piace la bottiglia, che è nera e sopra ci sono dei fiori, ma in mezzo ai fiori sbucano tipo una capra o uno stambecco e un gallo. In basso c’è un cane, che sembra l’unico a non essersi accorto di niente. Mentre glielo versa nel bicchiere, vede che è scuro, tipo nero come la pece, come il mogano, e chiede “aspetta, che c’è dentro?”, al che, lei inclina la bottiglia verso l’alto e tutto si ferma. “Allora, senti un po’ – dice – secondo te, posso davvero dirti tutto quello che c’è dentro? Mica è velenoso”. Lui arrossisce e prende il bicchiere. Appena lo porta alle labbra pensa che il nome sia del tutto giustificato dal fatto che quello che sta bevendo è nero e amarissimo. Cerca di distinguere gli ingredienti e comincia a contare a mente, mentre il sapore si fa più dolce e raggiunge una specie di strano e piacevole equilibrio. Conta. Uno, due, liquirizia, forse carciofi, cinque, insomma arriva a tipo 30 erbe, con agrumi, genziana e rabarbaro. C’è anche qualcosa del legno della botte in cui deve essere maturato. Ma non vuole fare il saccente, per cui sta zitto e se la tiene per sé. Chiude gli occhi e per un attimo si immagina quel bar come una spiaggia e la barista in costume intero, nero, sdraiata su un bancone di sabbia calda e percorsa da una linea che finisce nel bicchiere.
“Hey”, gli dice lei e muove una mano davanti alla sua faccia per controllare che sia sveglio. L’altra mano della ragazza è ancora appoggiata al collo della bottiglia e lascia scoperta la scritta “amaro bavarese”, quindi lui, di nuovo nella realtà e leccandosi le labbra, le chiede “ma se è bavarese, perché non è scritto in tedesco?” e la risposta è che la ricetta è italiana ma la distilleria è tedesca e si chiama Schnitzer e che quindi può stare tranquillo, perché quello che sta bevendo non inciderà sullo spread.
Mentre lei rimette a posto la bottiglia, lui vede che sull’etichetta c’è anche un cinghiale e pensa a quei cartelli stradali che segnalano l’attraversamento dei cerbiatti e si chiede se ne esista anche uno per avvisare circa l’attraversamento dei cinghiali, che sono animali tendenzialmente pacifici ma se li fai arrabbiare sono guai.
FINE
- Photo: Giuseppe Pipo Palmisano
- Model: Carlotta Pircher
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
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