Non li avevo mai visti prima ma si sono avvicinati come se mi conoscessero da sempre. Lui mi ha preso sotto braccio, mentre lei ci seguiva fischiettando a breve distanza, apparentemente senza una vera ragione ma con quel modo di fare di chi è lì apposta per impedirti di girarti e scappare, in caso cambiassi idea. Sono stati talmente convincenti nel chiedermi come stessi, che fine avessi fatto in tutti questi anni e quali fossero i miei progetti per il futuro che ho perfino accettato di seguirli e di farmi offrire da bere. Stavo giustappunto per scegliere un liquore, quando lui ha detto “Eh, no. Permettimi di darti la grande chance di assaggiare qualcosa che non hai mai sentito prima” e ha estratto da una valigetta una bottiglia dall’aspetto, come dire?, antico. “In nome della nostra vecchia amicizia”, ha aggiunto, mentre io ancora cercavo di ricollegare il suo, il loro viso a qualche episodio del mio passato, a una qualche assemblea studentesca, a una notte da adolescenti passata a fumare erba sui tetti della scuola. Concentrarmi, però, mi era difficile, perché lei continuava a fischiare un motivo. Mi sono avvicinato all’orecchio del ragazzo e gli ho chiesto se ci fosse una ragione precisa per il comportamento della sua amica e lui mi ha risposto che le era venuta in mente una canzone e non voleva rischiare di scordarsela. “Oltre a questo, è muta”, ha detto.
“Ah”, gli ho risposto e devo averla guardata in modo odiosamente compassionevole, perché a quel punto lei ha smesso di fischiare ed è andata a posizionarsi al suo fianco, mentre lui mi invitava a bere. Da quel momento, per circa 30 secondi, non mi hanno tolto gli occhi di dosso. Io bevevo e li guardavo a mia volta, cercando di riconoscere i sapori per allentare quel senso di tensione. Quindi mi sono concentrato sulla sensazione alcolica ma fresca della menta e del rosmarino, inquadrando con gli occhi l’etichetta sulla bottiglia, che diceva Mandragola. Nel frattempo, ripensavo a mia madre, che mi diceva di non ingerire mai niente senza prima avere appurato di cosa si trattasse.
Continuano a fissarmi come se fossi un animale raro. Poi lui le chiede “Noti niente?”. Lei fa no con la testa. E continua: “Brutto, è brutto. E non ha nemmeno una bella cera. Però, da questo a dire che sembra morto…”. Lei ride. Poi, lui allunga un braccio verso di me e mi controlla i denti come si fa con i cavalli. “No, non ha nemmeno i denti del lupo mannaro. Che delusione”. Gli sposto la mano con uno schiaffo e prendo la bottiglia. “Eh, che modi”, fa lui.
Leggo gli ingredienti a voce alta, mentre inizio a sentirmi parecchio strano. “Alloro. Arancio amaro. Menta. Melissa. Chiodi di Garofano. Salvia. Rosmarino. Cannella”.
Lui sgrana gli occhi e riprende la bottiglia. “Aspetta un momento”, esclama, “vuoi dirmi che non c’è la Mandragola?”
Lei alza lo sguardo e ricomincia a fischiare. Io mi rilasso e finalmente riconosco il pezzo.
“È Woody Guthrie?”
“Bravo!”, dice lei, schioccando le dita.
“Ma tu non dovevi essere muta?”
“E tu non dovevi essere morto?”.
FINE
- Photo: Vale Svalilla Altavilla
- Model: Marcella Loconte e Gianluca Modica in arte LO/MO
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, zucchero, infusi di: alloro, arancio amaro, menta, melissa, salvia, rosmarino, cannella, chiodi di garofano.
Soluzione idroalcolica, zucchero, infuso vegetali, aromi naturali, colorazione naturale a base di caramello.