“Me lei è nudo!”, e si mette una mano davanti agli occhi, separando due dita quel tanto che basta per inquadrare il volto del suo interlocutore, che se ne sta serenamente seduto sul bancone, con una bottiglia a coprirgli quello che lei, dalla morte di Alvaro, ha fatto voto di non vedere né pensare più. Con il braccio libero, afferra il suo bichon frisé di nome Augusto, se lo stringe al petto e ripete “Ma lei è nudo!”
“E allora?”
“E allora, non mi va che lei stia nudo”.
“E a me non va che lei stia vestita”, dice lui, sollevando il bicchiere che tiene in mano in direzione di un cartello appeso all’esterno su cui ancora cola la vernice della scritta ‘Nuova Gestione – Locale Naturista’. “Se non le sta, bene, cara signora”, agita il bicchiere, poi se lo porta alla bocca, “di bar ce ne sono tanti”. Guarda il cane e sorride. “Ciao, piccolino”.
La signora, in un moto di sdegno da cinema muto, tira a sé Augusto, come a volerlo allontanare dal peccato o dal fuoco o dal fuoco del peccato. “Non lo tocchi!”
“E chi lo tocca?”
“Scusi, signora, permesso”. Un uomo completamente nudo passa davanti alla signora, che indietreggia, mentre Augusto, in braccio, tira fuori la lingua. “Ciao Gaspare, me lo fai un caffè?”
“Io te lo farei pure ma la signora qui non vuole che si stia nudi, e per farti un caffè dovrei andare alla macchina del caffè e penso che la signora rimarrebbe scandalizzata”.
“Che problema c’è, signora?”
“Il problema è che siete tutti nudi!”
“E chi l’ha detto?”
Guardando dall’altra parte, Ines Malossi – 72 anni, vedova da 30 – replica “Non c’è bisogno di dirlo, signor..”
“Cesare”
“Ecco, signor Cesare. Siete nudi. Non avete i vestiti”.
“Va bene, se lo dice lei”, e fa l’occhiolino a Gaspare, che sta ancora seduto sul bancone. “E se non puoi farmi il caffè per una questione di pudore e pubblico decoro, allora dammi un bicchiere di quello che ti stai bevendo. Cos’è?”
“Canaja”.
“Mai nome più appropriato”, sussurra la signora, che si è resa conto di non poter fuggire da nessuna parte con lo sguardo, visto che di fronte al bancone c’è uno specchio.
“Come dice, signora?”
“Niente, dico”.
“Si chiama Canaja”, dice rivolgendosi di nuovo a Cesare, dondolando le gambe e giocando a fermarsi un attimo prima che i talloni tocchino contro la struttura del bancone. “È roba di Senigallia, dove c’è quella spiaggia nudista”.
“Ah sì, certo. Di che sa?”
“Tieni, annusa”.
Cesare avvicina il bicchiere al naso. “Direi Zenzero e Bergamotto. Senta anche lei, signora”. Lei agita nervosamente la testa.
“Sì, anche. E poi, chiodi di garofano, limone e qualcosa per dare quel tocco piccante. Pensa che si chiama così perché, per ripopolare la città, mi sembra nel ‘400, con la promessa di un’amnistia hanno richiamato anche gente che aveva problemi con la legge”.
“Sì, beh, se non posso avere un caffè, versamene un bicchiere”.
“Per carità, non tocchi quella bottiglia!”, urla Ines con una voce strappata e acutissima, alzando il cane al livello della faccia, cosicché la faccia di Ines ora sembra il muso di un bichon frisé che respira a stantuffo con la lingua di fuori, e la stessa Ines un essere mitologico da salotto, metà donna in taillieur tartan e metà cane peloso, ambiguamente teso con espressione di desiderio verso la bottiglia dello scandalo.
FINE
- Photo: Marco Spirale
- Model: Giovanni Maini
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, zucchero, zucchero, estratti di zenzero, chiodi di garofano, limone, begamotto e pimento.