Tutto quello che vuole fare adesso è sedersi e guardare nel vuoto, lasciare andare la testa all’indietro, sapendo che non può trascinarla più in basso di così. Da quella prospettiva, la stessa dei cani che annusano le gambe della gente, tutto le sembra nuovo e chiaro. A chi le chiede cosa faccia lì, risponde “E lei? Cosa fa lassù?”, specificando che con un baricentro così spostato verso il cuore del mondo, cadere è praticamente impossibile. E, anche in caso di crollo, i danni sarebbero comunque contenuti. Poi sposta di nuovo lo sguardo davanti a sé, su quello specchio che non c’è ma nel quale si vede riflessa, al contrario, esattamente come vorrebbe essere.
Se al bancone qualcuno con le idee poco chiare cerca un consiglio su un amaro caldo e secco, che lasci in bocca il sapore un po’ invernale della frutta matura – succede più spesso di quanto si pensi – il barista alza lo sguardo verso il soffitto e poi si sporge oltre la zuccheriera, praticamente si affaccia dal terrazzo e con un cenno della testa indica lei, per terra, che senza dire una parola piega il braccio e si prepara a versare nel bicchiere che le porgono una quantità sempre uguale di questo Amaro dell’Erborista del Dottor Varnelli, un cognome piuttosto tipico dalle sue parti. È un numero da circo che ripete ogni volta. E ogni volta pensa al Natale del 1998 a casa sua, quando al centro del tavolo c’era questa bottiglia e lei aveva chiesto al nonno di farle sentire di che sapeva quella cosa che vedeva sempre sullo scaffale. E ancora si ricorda quegli odori che nel frattempo ha imparato a riconoscere nella genziana, nel rabarbaro e nel miele. È una delle poche cose che la fanno sorridere. Una delle poche a cui è affezionata. Una notte di neve a Natale. Il temporale d’estate, sotto una tettoia, con l’asciugamano in testa e la sabbia nel costume.
FINE
- Photo: Alice Rainone
- Model: Maria Greco
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Decotto (acqua, piante officinali incluso chinino), alcol etilico, miele.