“È la cosa più amara che abbia mai bevuto”.
Senza alzare lo sguardo dal libro, quell’uomo che si era presentato poco prima col nome di Osvaldo Rimpianto, accenna un sorriso compiaciuto. “Io l’avevo avvertita, caro signore”.
È vero, me l’aveva detto. Mi aveva detto anche che, per pubblicizzare il suo Amaro d’Udine, nel 1912, Antonio Colutta si era inventato questo lancio in mongolfiera in Piazza Libertà e che l’unione degli estratti di erbe della ricetta davano vita a un liquore non particolarmente alcolico ma capace di farti sentire come quando da piccolo ti propinavano quel medicinale per la tosse su un cucchiaino stracolmo di zucchero: l’unico modo per farlo andare giù, evitando scene isteriche e pianti ribelli. Non è che me l’avesse detto proprio così. Questa è solo la mia interpretazione delle sue parole che, a dirla tutta, lasciavano anche margine a una seconda parte dell’esperienza degustativa, come la chiamava lui. Quella in cui, dopo quel primo impatto traumatico, il palato comincia a riconoscere tutte le sfumature e i dettagli di una specie di orto botanico di frontiera. Ed era vero.
Inarcando un sopracciglio che finisce per staccarsi dalla montatura spessa degli occhiali, si inumidisce il dito, gira la pagina, mi guarda fugacemente e poi torna a posare gli occhi tra quelle righe che lo tenevano evidentemente tanto in scacco da indurlo a portarsi il libro perfino al bar.
“Ogni lettura – dice a sorpresa – ha bisogno del suo gusto. Quindi, vede, qui si parla dei passaggi tra un’epoca e un’altra. Il che può essere dolce ma anche terribilmente amaro. Visto che, in qualsiasi caso, siamo comunque tutti lanciati verso la catastrofe, io prediligo il sapore amaro. Amarissimo”.
“Così poi non ci rimane male?”
“Il concetto è questo”.
“Ma se…”
“Scusi, sa – nemmeno mi guarda più – starei leggendo”. Avvertendo la mia sgradevole impressione di essere identificato come un seccatore, però, aggiunge “In realtà, non sto solo leggendo. Sto cercando di salvarmi, interiorizzando”.
“E questo aiuta?”
“No, per niente. Ma la vita è così”
“Amara?”
“Amarissima”.
FINE
- Photo: Riccardo De Francesco Campagnoli
- Model: Armando Duccio Campagnoli
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, estratti naturali.