Mi ricordo di lei e di quella festa di Carnevale. O meglio, di quella festa di Carnevale che non c’è mai stata, perché nella sala da ballo si era diffusa la notizia (poi rivelatasi falsa) dell’imminente fine del mondo, uno scherzo ben architettato, tipo l’invasione aliena di Orson Wells. Tutti erano usciti correndo e si erano rifugiati nei posti più assurdi, come se – in caso di Apocalisse – ci fosse davvero un luogo sicuro per ripararsi da una palla di fuoco o da un gigantesco meteorite. Anziché chiedersi come, nonostante la catastrofe incombente, un piccolo bar potesse mantenere la calma e continuare a servire caffè e cocktail, questa ragazza coperta di stelle filanti che sembrava una medusa impazzita con una maschera lavorata all’uncinetto, si era fiondata dentro e aveva sbarrato la porta. Devo ammettere, senza falsa modestia, che all’epoca ero ancora un bell’uomo e dimostravo meno della mia età, per cui non era poi così strano che una ragazza come quella mi guardasse in un modo, non so, malizioso. Comunque, insomma, questa tipa entra e mi lancia un’occhiata che mi investe come un tir. Respira affannosamente e poi si calma. Riesco a sentire il suo cervello che macina qualcosa, un pensiero che si sbriciola in mille pensieri. Forse, in realtà, ero anche un po’ suggestionato dalla macchina del caffè, che triturava automaticamente i chicchi interi. Si appoggia con la schiena al muro e mi dice “Dovrei avere mille desideri, in questo momento”, e io mi chiedo ‘quale momento?’ ma non dico niente. “Dovrei avere mille desideri ma l’unica cosa che voglio ora è distendermi in un agrumeto davanti all’Etna”.
“Ah”, faccio io.
“Lo so”, fa lei. Poi, alza la testa e mi sembra che annusi l’aria, come fanno i cani. Sul bancone, c’è un bicchiere di Amaro Zagaro, che in effetti è siciliano e profuma di arance e mandarini. Lo avevo versato per qualcuno che ora era chiuso fuori. Mi passa accanto, come in trance, e quando le faccio notare che, in tutta onestà, ai clienti non sarebbe consentito andare dietro al bancone, la mia voce le sfiora appena i capelli. Appoggia la testa accanto al bicchiere e lo guarda come si guardano, non so, i cuccioli o gli animali molto piccoli. Poi si rivolge a me.
“Come facevi a saperlo?”
“A sapere cosa?”
Sospira.
“Vuoi stare con me, in questa fine del mondo?”
“Io, veramente…”
“Stai con me. Resta con me. Fino alla…”
FINE
- Photo: Antonio Costantino
- Model: Ilaria Trivelloni
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, arance di Ribera D.O.P., mandarini di Sicilia.