È entrata, con una specie di pelliccia e orecchini tondi che mi sembravano una di quelle riproduzioni in metallo del sistema solare. È entrata e ha iniziato ad aggirarsi, come se ci fosse qualcosa da vedere in un buco di posto così, con questo cane che annusava per terra alla ricerca delle briciole. Di che razza fosse, non lo so, il cane. Non parlava molto, lei. Anzi, non parlava per niente. Quindi, ho pensato che fosse straniera e ho cercato nel mio scarso vocabolario d’inglese tratto dalle canzoni straniere qualche verso per rompere il ghiaccio. Lei non ha detto niente e ha indicato gli amari, alle mie spalle. Ho rivisto le mie convinzioni e mi sono detto che forse era muta. Mi sono voltato e le ho indicato a mia volta un amaro, per capire se intendesse quello ma lei ha fatto segno di no, poi ancora no e la cosa si è ripetuta fino a che non mi sono trovato di fronte a questo viale, cioè a questa etichetta con un viale stampato, che a rigor di logica deve portare a Villa Zarri. Gliene ho versato un po’ nel bicchiere. Lei ha sollevato il cane e ha iniziato a fissarmi. Anche il cane mi fissava. A un certo punto mi dice “Facciamo a chi ride prima.”. E, niente, ci sono stato, mi sono messo a guardarla, sperando che non entrasse nessuno. E dopo averla studiata tutta, le sopracciglia, le orecchie, i buchi delle orecchie, la linea delle labbra e quelle leggere rughe intorno alla bocca, ho saltato il cane – perché il cane fa ridere per definizione – e ho spostato la coda dell’occhio su Villa Zarri e mi sono immaginato il signor Zarri col naso a terra che raccoglie 28 erbe e radici tipo liquirizia, assenzio, genziana e poi scende nella distilleria della casa e le infonde nell’alcol. Me lo sono visto voltarsi e andarsene e non tornare per mesi. Poi però ho pensato a una cosa buffa e forse anche lei.
Alla fine ha vinto il cane.
FINE
- Photo: Micol Gelsi
- Model: Matilda de Angelis
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Acqua, alcol, zucchero, estratti di piante, caramello.