Esco solo un attimo a fumare una sigaretta e me la ritrovo lì, con la testa appoggiata sul bancone in un allineamento orizzontale che per una frazione di secondo cancella i tratti umani e me la fa sembrare la bandiera italiana, roba da ricordi di notti magiche inseguendo un goal, insomma. Sembra quasi un’istantanea caduta nel verso sbagliato o il riquadro di un fumetto a cui mancano le parole. Guardo fuori per vedere se qualcuno arriva ma non arriva nessuno e allora appoggio anch’io la testa sul bancone, di fronte alla sua, come in uno specchio che ti fa vedere una cosa diversa da quella che ti aspetti. Le dico che sembra la bandiera dell’Italia. Lei sussurra “che schiava di Roma Iddio la creò”. Le chiedo che fa lì, in orizzontale, col bicchiere in mano, e lei dice “Leggo”, come se la bottiglia fosse il libro. Senza muoversi, chiude un occhio e legge davvero “Genziana. Ginepro. China Cali…Cala…”. “Calissaia”, dico. “Grazie. Rabarbaro Piatto. Calamo”. Mastica le parole con la guancia. “Tu che leggi, invece?”, mi chiede a un tratto, cercando di capire come portare il bicchiere alle labbra senza spostarsi da lì. Alzo gli occhi verso la fronte e incrocio l’etichetta. “Amaro Alpino”. “E poi?”. “Mala digestio Nulla Felicitas”. “Bene”. Rimaniamo così per un po’, poi mi alzo e le domando se pensa di rimanere così ancora per molto e lei risponde “anche tutta la notte – mi guarda – Mala digestio Nulla Felicitas”.
Mentre chiudo la serranda, vedo scomparire dietro il vetro e il metallo la sua ombra attaccata al bancone – prima la testa, poi le gambe, poi i piedi – e ancora non so perché mi sto fidando né che cosa abbia di così pesante da digerire.
FINE
- Photo: Guido Calamosca
- Model: Ilaria Formisano
- Copy: Filippo Dionisi
- Location: Caffè Rubik
Radici di genziana, bacche di ginepro, corteccia di china calassaia, rabarbaro piatto, calamo.